Isn’t she lovely?

Stevie Wonder, nome d’arte di Stevland Hardaway Morris, nato Stevland Hardaway Judkins (Saginaw, 13 maggio 1950), è un cantautore, compositore e produttore discografico statunitense. Figlio d’arte, è il terzo dei cinque figli della autrice e cantante soul Lula Mae Hardaway e di Calvin Judkins. Non vedente dalla nascita a causa di una retinopatia dovuta a difficoltà durante il parto prematuro e peggiorata da un’eccessiva quantità di ossigeno nell’incubatrice, prese il nome di Steveland Morris quando la madre si separò dal marito e, portando con sé i figli, assunse legalmente questo cognome.

Bambino prodigio (si avvicinò a tre anni alla musica e a quattro suonava già il piano), è un polistrumentista (suona basso, tastiere, batteria, percussioni e armonica a bocca). Ha fatto la storia della classifica Billboard come l’artista più giovane che ne abbia mai raggiunto la vetta, posizione conquistata a soli 13 anni, e come il primo artista ad avere avuto una hit contemporaneamente nelle classifiche di musica pop e di R&B. Stevie Wonder ha vinto centinaia di premi tra cui 25 Grammy Awards, e ha venduto 100 milioni di dischi in tutto il mondo.

Ha collaborato e duettato con numerosi artisti. Nel 1982 duettò con Paul McCartney nel famoso brano sull’integrazione razziale Ebony and Ivory (ebano e avorio). Nel 1985, l’armonica che si sente nei momenti strumentali della canzone degli Eurythmics There Must Be an Angel (Playing with My Heart) è suonata da Stevie Wonder. Nel 1987 collaborò con Michael Jackson, duettando con lui nel brano Just Good Friends, quinta traccia dell’album Bad. Lo stesso Jackson ha contraccambiato, duettando con Wonder nel brano Get It, contenuto nel suo album Characters, sempre nello stesso anno. Ha duettato con Whitney Houston nel brano We Didn’t Know. Nel 1995 ha duettato con Frank Sinatra e nel 1998 con Luciano Pavarotti durante uno dei tanti concerti a scopo benefico Pavarotti & Friends.

Grande attivista e leader dei diritti civili, impegnato a favore dei non vedenti, giocò un ruolo fondamentale nel rendere festa nazionale il compleanno di Martin Luther King Jr. Nel 1985 partecipò a USA for Africa, unendosi, tra gli altri, ad artisti come Michael Jackson e Lionel Richie, autori di We Are the World; gli incassi derivati dalla vendita del singolo furono devoluti in beneficenza per la lotta contro la fame nell’Africa Orientale. Nel 2009 è stato nominato “messaggero di pace” dalle Nazioni Unite. Nel 2014 il presidente Barack Obama gli ha conferito la Presidential Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile statunitense, e nel 2016 la città di Detroit ha intitolato una via a suo nome.

Icona del Motown sound, dal nome della casa discografica, che a sua volta richiama Detroit (Motor Town), nonché responsabile per aver allontanato il soul dalla sua componente blues, è considerato uno dei musicisti più innovativi e influenti di tutti i tempi e tra i più famosi artisti pop del XX secolo. Fondamentale, in particolare, il suo contributo all’evoluzione del soul e del R&B, grazie alle prolifiche contaminazioni con pop, jazz, funk e reggae. Dotato di raro e precoce talento, rinnovò in modo profondo il linguaggio della black music usando i synth per creare intrecci contrappuntistici e melodici come se si trattasse di archi o fiati. Questi, insieme alla sovraincisione della sua stessa voce al fine di creare multiple voci soliste, sono solo alcune delle innovazioni stilistiche ascrivibili a Stevie Wonder, diventate oggetto di culto e studio. Oltre a essere un musicista dal genio compositivo, Wonder è anche un prodigioso vocalista, voce dell’artista capace di spaziare da tonalità calde e avvolgenti ad acrobazie aspre e pungenti. Inoltre è un ottimo pianista ed eccelle come virtuoso assoluto di armonica a bocca.

Durante gli anni sessanta, periodo in cui già militava per la Motown, la sua musica era frenetica e grintosa ma si è sempre più incentrata verso il formato della ballata, come confermeranno anche le uscite successive. Dal 1971, anno in cui iniziò a godere di maggiore libertà espressiva da parte della casa discografica di riferimento, Stevie Wonder rese il suo stile più esotico e lo arricchì con le tastiere elettroniche. Segno di questa maturazione vi sono dapprima Music of My Mind (1972), che conferma per la prima volta le ambizioni dell’artista e introduce i sintetizzatori, poi le uscite successive quali Talking Book (1972) e Innervisions (1973), lo hanno coronato “re della black music”. Songs in the Key of Life (1976) è citato fra i suoi capolavori.

A questa raccolta appartiene appunto Isn’t She Lovely? dove Wonder celebra la nascita di sua figlia Aisha Morris. La canzone, è considerata un esempio di contaminazione di elementi jazz ed elementi pop e inizia con il primo pianto di un bambino registrato durante un parto vero e proprio. Una registrazione di Wonder che fa il bagno ad Aisha da bambina più grande viene anche inserita nella sezione finale della canzone, mescolata con l’esteso assolo di armonica cromatica di Wonder. Tutti gli strumenti ascoltati nella canzone sono suonati da Wonder, ad eccezione di alcune parti di tastiera suonate da Greg Phillinganes. Durante il processo di registrazione, il bassista Nathan Watts ha stabilito una linea di basso per fungere da traccia guida per Wonder, ma Wonder alla fine l’ha sostituita con la sua performance di basso alla tastiera.

La canzone dura più di sei minuti, per questo non è stata pubblicata come singolo, poiché Wonder non era disposto ad abbreviarla per adattarla al formato da 7 pollici a 45 giri. Anche senza una pubblicazione come singolo, ha avuto tuttavia un così grande successo che ha raggiunto il numero 23 della classifica Adult Contemporary nel gennaio 1977. Da allora, è diventata uno standard jazz e pop, interpretato da molti artisti, tra l’altro esiste una versione a cappella del gruppo The Idea of North per l’album Evidence. Frank Sinatra ne registrò una sua versione nel 1979. Wonder stesso ne ha eseguito una versione particolare dal vivo per la regina Elisabetta II al suo concerto per il giubileo di diamante il 4 giugno 2012, adattandone i testi per riferirsi proprio alla regina.

E’ interessante notare come Wonder, non vedente, abbia imparato a comunicare con il suono: è il pianto tenero e dolcissimo della bambina appena nata, da lui magistralmente inserito nella canzone, che gli fa dire che è lovely, (carina, con in più in inglese la radice love di amare) anche se lui non è in grado di vederla.

Patrizia Rossi

copertina dell’album