Route 66

Route 66

La Route 66 è una delle più famose icone americane: basta vedere uno dei suoi mitici segnali stradali per essere immediatamente trasportati in un viaggio on the road, a bordo di una Cadillac scoperta anni ’50, su un rettilineo senza fine che attraversa uno dei tanti paesaggi desertici dell’ovest americano.

La United States Route 66 fu una delle prime highway federali statunitensi (strada a carattere nazionale), aperta l’11 novembre 1926, e che originariamente collegava Chicago alla spiaggia di Santa Monica, attraversando gli stati di Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, Nuovo Messico, Arizona e California, su una distanza complessiva di 3755 chilometri (2333 miglia).

Usata per gli spostamenti  verso ovest, supportò l’economia delle comunità attraverso le quali passava: le popolazioni prosperarono per la crescente popolarità della strada, ed alcune di queste combatterono tenacemente per tenerla in vita, quando,  nel 1985, fu ufficialmente rimossa dal sistema delle highway, e, insieme ad altre, fu rimpiazzata dallo Interstate Highway System.

Oltre che dai mitici viaggi coast to coast a bordo dei Greyhound, i bus a lunga percorrenza visti in tanti film americani, la Route 66 è stata resa famosa da un capolavoro assoluto della letteratura americana, The Grapes of Wrath (Furore), dello scrittore californiano John Steinbeck, premio Nobel per la letteratura nel 1962. Uscito  nel 1940, il romanzo  narra l’esodo verso ovest di migliaia di contadini dell’Oklahoma, a seguito della perdita dei campi e delle proprietà per la Grande Depressione e soprattutto per la carestia causata dal Dust Bowl (siccità e tempeste di sabbia): andavano verso la valle di San Joaquin in California, detta la Valle dell’Eden, in cerca di lavoro e di una vita migliore. Attraverso l’epico viaggio, le peripezie e i drammi della Famiglia Joad, il libro descrive i problemi di sopravvivenza, i pregiudizi e la povertà estrema che dovettero affrontare queste persone, in un modo che li avvicina agli odierni migranti, e quindi rende il libro di drammatica attualità. Steinbeck dedica un capitolo a descrivere il percorso verso ovest, che attraversa Oklahoma City e prosegue lungo la Route 66, alla quale si riferisce come la Mother Road (Strada madre, un soprannome che è usato  ancora oggi) rotta della speranza lungo la quale si incontravano gli stessi derelitti. Anche Bruce Springsteen ha dedicato una canzone a queste vicende, dal titolo The ghost of Tom Joad, il protagonista di Furore.

Ma il primato musicale spetta alla famosa canzone del compositore jazz e pianista Bobby Troup dal titolo (Get Your Kicks On) Route 66, scritta nel 1946 dopo aver percorso di persona la highway per andare in California. Egli mostrò la canzone a Nat King Cole che la fece diventare uno dei più grandi singoli della sua carriera. Il titolo gli fu suggerito dalla prima moglie di Troup, Cynthia, che lo accompagnò durante il viaggio. La canzone più tardi divenne un pezzo del repertorio di Chuck Berry e fu incisa da molti altri artisti, inclusi i Rolling Stones, i Depeche Mode, e recentemente da  John Mayer, che ne ha fatto una nuova versione per la colonna sonora del film di animazione Disney “Cars” che si svolge proprio in un paesino immaginario lungo la Route 66. Attualmente, con il nome di “Historic Route 66”, ne sono rimasti solo alcuni tratti percorribili, con vari cimeli storici, della cui conservazione si occupano apposite associazioni.

Patrizia Rossi