Come nasce una canzone: Imagine

E’ il 1971. I Beatles si sono già sciolti da un anno, di comune accordo, su proposta di John Lennon che dal ‘67-’68 ha imboccato un nuovo cammino di ricerca espressiva con Yoko Ono, dagli esiti spesso sconcertanti. Ed ecco che, inatteso, giunge l’album Imagine, con il quale Lennon dimostra di aver ritrovato se stesso: desta sorpresa che dopo aver proclamato di voler battere le strade dell’avanguardia e della sperimentazione, Lennon abbia partorito una canzone costruita su un semplicissimo giro armonico in Do maggiore.

Lennon compose Imagine su un pianoforte Steinway nella sua camera da letto a Tittenhurst Park, la sua residenza in stile Tudor a Ascot, Berkshire, Inghilterra. Yōko Ono era presente quando John scrisse la melodia, gli accordi e quasi tutte le parole del testo, arrivando quasi a completare il pezzo, una ballata in stile soft rock, in una sola sessione di scrittura.

Lennon affermò che il brano era «anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista, e viene accettato solo perché è coperto di zucchero». Yōko Ono disse che il messaggio di Imagine si poteva sintetizzare nelle parole «siamo tutti un solo mondo, un solo paese, un solo popolo». Col tempo, Imagine si è rivelata una canzone-manifesto, capace di riassumere con mirabile nitore l’utopia di un’intera generazione. Lennon ammette che il testo gli è stato ispirato sia da alcune poesie di Yoko che da un libro di preghiere che gli era stato regalato. «Il concetto di preghiera positiva … Se puoi “immaginare” un mondo in pace, senza discriminazioni dettate dalla religione – non senza religione, ma senza quell’atteggiamento “il mio Dio-è-più-grande-del-tuo-Dio”, allora può avverarsi …» (John Lennon, dicembre 1980)

Il concetto fondamentale del quale tratta la canzone, è che se tutti immaginiamo un mondo migliore, sarà più facile raggiungere un futuro migliore. Quando Lennon venne ucciso, nel 1980, aveva abbandonato le scene da cinque anni, cercando di vivere come un normale cittadino di New York, uscendo per strada senza guardia del corpo, chiacchierando con le persone del quartiere, non più costretto a fuggire dall’assedio dei fans, tanto da fermarsi in mezzo alla strada per firmare un autografo a Mark Chapman, l’uomo che gli avrebbe poi sparato. La morte violenta consegnò John Lennon all’icona che credeva d’essere riuscito a spezzare.

Ma ancora oggi canta, chiaro e sommesso, senza bisogno di rafforzare il messaggio con scansioni ritmiche e clangori elettrici, che non esiste lotta per la pace senza denuncia dell’ordine sociale e dell’ipocrisia religiosa in particolare. «Prima di tutto bisogna pensare a volare, poi si vola. Concepire l’idea è la prima mossa. » L’Utopia, la forza del Sogno, l’immaginazione che non ha bisogno di andare al Potere perché è più forte senza il Potere…la liberazione dal bisogno, dall’avidità e dalla fame, la fratellanza universale, la condivisione del mondo. In questi tempi di guerra, di messaggi del genere ce n’è davvero bisogno!