Come nasce una canzone: Satisfaction

1965: i Rolling Stones devono esibirsi al Jack Russell Stadium di Clearwater. Dovrebbe essere un concerto di routine, ma gli animi sono caldi: il pubblico è su di giri, qualcuno non si contiene e inizia una rissa con la polizia, una di quelle maxirisse da saloon con centinaia di persone coinvolte. I Rolling Stones lasciano perdere: il concerto non si fa.
Dopo una serata così, il sonno può essere complicato, sei nervoso, non hai potuto esibirti come volevi. Keith Richards nella sua camera d’hotel dorme poco e male. Durante quel dormiveglia, però, ha un motivetto in testa, un riff che mano a mano gli si fa chiaro nella mente. Lo mette su carta: è un riff per chitarra, orecchiabile e ritmato: sarà la base di “(I can’t get no) Satisfaction”, uno dei capolavori del gruppo, un brano sull’alienazione (un uomo cerca la sua realizzazione ma non la trova in un mondo dominato dall’artificiosità, dalla commercializzazione e dalla negazione della spontaneità) che piace per la sua semplicità: ha ritmo, ha piacevolezza, ti colpisce.