Il canto: una pratica mindfulness

La bellezza delle cose spesso sta nella loro semplicità. Come per il canto. Altre volte la magia delle cose sta nella loro complessità, nascosta nel loro continuo mistero. Come il canto, l’amore o vivere il presente. Ho letto che alcuni ricercatori ritengono che l’orecchio umano sia troppo complesso per pensare che sia fatto solo per sentire il linguaggio. Noi siamo progettati per ascoltare suoni molto più complessi e articolati. Siamo fatti per ascoltare e fare musica… che nella sua forma più primitiva, intima ed essenziale, significa cantare. I benefici del canto, come ben sappiamo, sono innumerevoli sia a livello fisico che psicologico. Cantare rilascia dopamina e ossitocina nel cervello, riducendo la produzione degli ormoni e sostanze tipiche dell’ansia, dello stress e responsabili dell’alta pressione sanguigna, aumentando di conseguenza il nostro livello di benessere e felicità. Cantare, oltre a metterci in contatto con il nostro corpo, ha la potenza di aprire i nostri cuori, muovere le nostre emozioni, esprimere cose che non verrebbero espresse diversamente.

Ma oltre a tutti questi benefici, cantare ci porta nel momento presente. E’ un esercizio che ci invita costantemente a stare nel qui e ora, è in qualche modo una modalità per meditare… è mindfulness… e come tale può davvero essere una pratica trasformativa. Cantare ci risveglia ad una vita più consapevole e serena, perché strettamente connessa al nostro respiro, conferendoci una maggiore apertura e connessione con le altre persone e con il mondo. Chi può farne a meno?

E’ una pratica che, come diceva Jo Estill, l’ideatrice del metodo VoiceCraft (oggi Estill Voice Training), “non è diversa da una pratica sportiva”, in cui specifici muscoli vengono attivati per ottenere il suono che desideriamo. E facendo questo si bruciano calorie e si fa crescere la quantità di ossigeno nel nostro cervello, facendoci sentire più vivi, attenti e presenti. Cantare ci riporta a casa e ci fornisce una via per una vita più presente e gioiosa. Cantare è per tutti. Tutti possono e dovrebbero cantare. Se puoi parlare, puoi cantare. Eppure per alcune persone il canto e quindi l’uso della propria voce a fini espressivi è una pratica troppo intima. La nostra voce infatti fa spesso da specchio a ciò che siamo, rivelando una parte di noi che per qualcuno è “troppo privata”. Cantare in effetti ci rende vulnerabili e quindi ci richiede il coraggio di aprirci al mondo per farci ascoltare. Accettare di essere vulnerabili ci permette di aumentare la nostra sensibilità e quindi la nostra capacità di connessione con gli altri. In altre parole la vulnerabilità, a cui nessuno di noi può sottrarsi, è da considerarsi come una risorsa, piuttosto che un motivo di debolezza. Si dovrebbe cantare almeno una volta al giorno… una canzone qualsiasi, perché mentre cantiamo la nostra presenza aumenta, permettendoci di entrare più in contatto con noi stessi ed avere una serie lunghissima di benefici. E allora usiamo il canto per cambiare le nostre vite. Cantare ci guarisce da dentro. Cantare ci aiuta a connetterci con Dio. Tutto nell’universo vibra. Il suono è vibrazione. Tutto è suono, tutto canta! In principio c’era il suono…

 

 

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